GALILEA – Domenica 5 giugno 2016, mons. Shomali ha presieduto la messa per l’ordinazione di Matheus Brum Maciel, brasiliano del cammino neocatecumenale. È il settimo presibitero ordinato del seminario Missionario Redemptoris Mater di Galilea.
Ci sono momenti in cui l’amore di Dio si lascia toccare da tutta un’assemblea liturgica. In molti possono testimoniare che ciò è avvenuto domenica scorsa 5 giugno, nella Chiesa della Domus Galilaeae, situata sul Monte delle Beatitudini, nell’ordinazione sacerdotale del giovane brasiliano di Paranà, Matheus Brum Maciel.
Non a caso il tema dominante della parola di quella domenica era Cristo che, commosso dalla sofferenza della vedova di Nain, le resuscita il figlio. Lo ha evidenziato nella sua omelia il Vescovo ausiliare e Vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini, Mons. William Shomali, che ha presieduto la liturgia. «Matheus da oggi in poi sarà ministro di questa misericordia, portando a tanta gente che soffre, come la vedova di Nain, l’efficacia risanatrice della parola e dei sette sacramenti», ha detto il presule, che in conclusione della messa ha ringraziato l’assemblea per il fervore che ha caratterizzato tutta la liturgia. Vi hanno assistito i genitori del neopresbitero, Vitor e Silvana, che da ventitré anni stanno dedicando la loro vita all’evangelizzazione nel nord est del Brasile; il fratello Samuel, insieme a ventidue connazionali, parenti e fratelli delle comunità neocatecumenali locali, arrivati espressamente per l’ordinazione.
Ha concelebrato la S. Messa Sua Beatitudine Ignace Pierre VIII Abdel-Ahad, Patriarca emerito della Chiesa di Antiochia dei Siri cattolici, insieme ad un nutrito collegio di presbiteri. Lo zelo missionario ha animato tutta la liturgia, svoltasi nella Chiesa della Domus, che non a caso è intitolata ai dodici apostoli e ai settantadue discepoli. Tra i partecipanti: le équipes responsabili del Cammino Neocatecumenale in Israele, Palestina, Giordania, Cipro ed Emirati Arabi, e del Brasile. Erano presenti anche alcuni parroci e vicari della Galilea, della Palestina e della Giordania, i responsabili delle comunità neocatecumenali della Terra Santa e i membri delle due comunità di Tarshiha, dove Matheus svolge il suo cammino neocatecumenale, un cardine della sua formazione insieme a quella ricevuta nel seminario Redemptoris Mater della Galilea.
Del resto i giovani che lì, insieme a lui, si stanno preparando al presbiterato hanno voluto accompagnare Matheus in questo passo così importante, insieme ai formatori, ai docenti, e anche il professore stabile di teologia trinitaria della Lateranense, Mons. Riccardo Ferri. Hanno concelebrato anche il cancelliere del Patriarcato Latino, don George Ayoub, e don Pietro Felet, segretario generale dell’Assemblea dei Vescovi cattolici di Terra Santa, che ha svolto con particolare unzione il ruolo di maestro di cerimonie.
Significative dunque le parole pronunciate da don Rino Rossi, direttore della Domus Galilaeae, introducendo la liturgia: «Il Signore ci sta conducendo a sperimentare la vita più intima della Chiesa, alimentata da due polmoni, come molti scrittori ecclesiastici hanno rilevato, uno che garantisce l’amore a Cristo nella vita di preghiera e raccoglimento, e l’altro che ci slancia verso la missione».
Un’immagine che calza perfettamente per il seminario Missionario Redemptoris Mater di Galilea. Matheus è infatti il settimo sacerdote ordinato dal 29 giugno 2009, data in cui il Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Fouad Twal ha eretto il seminario. È dunque una tappa significativa della sistole e diastole di questo ritrovato zelo di evangelizzazione.
Infatti i seminaristi, oltre a provenire dal Medio Oriente (Israele, Giordania, Libano) e quindi da vari riti della Chiesa Cattolica (latino, greco-cattolico e maronita), arrivano anche da altre dieci nazioni del mondo. Comunque tutti sono formati ad essere aperti ad ogni cultura, nazione, popolo, rito della Chiesa.
Inoltre, seminaristi e presbiteri usciti dal seminario partecipano a varie missioni ed esperienze pastorali nelle parrocchie. Tra le altre, anche quella rivolta ai cattolici che lavorano negli Emirati (Qatar e Bahrein), oltre, naturalmente a quelle svolte in Israele e Palestina (Gerusalemme, Ramallah, Bir Zeit, Betlemme), Giordania e Cipro.
Pierluigi Fornari, già giornalista di Avvenire e professore di filosofia presso lo Studium Theologicum Galilaeae, in Seminario.