Il Seminario RM di Galilea ha nove nuovi ministri: cinque lettori e quattro accoliti. Sono stati istituiti da mons. Pierbattista PIZZABALLA, nella festa di sant’Efrem, il 9 Giugno, nella Chiesa della Domus Galilaeae.
Ruminate la Parola di Dio, lasciate che vi lavori sempre, per essere suoi annunciatori. L’Eucarestia non è solo pane e mensa, ma è anche sapere morire: alla sua scuola imparate a donare la vita fino in fondo. Questa l’esortazione dell’Amministratore apostolico di Gerusalemme ai nuovi ministri.
“Ricevi il libro delle sante Scritture e trasmetti fedelmente la Parola di Dio, perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini”. “Ricevi il vassoio con il pane e il calice con il vino per la celebrazione dell’Eucaristia, e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa”. Questa preghiera, insieme al rito della consegna della Scrittura ai lettori, e della consegna della patena e del calice del vino agli accoliti, ha manifestato chiaramente il significato dei ministeri del lettorato e dell’accolitato: il servizio alla Parola di Dio e all’Eucarestia, che nove seminaristi del Redemptoris Mater di Galilea adempiranno nella Chiesa. I nuovi cinque lettori e quattro accoliti sono stati istituiti da mons. Pierbattista Pizzaballa martedì 9 giugno, festa liturgica di sant’Efrem, nella Chiesa dei Dodici Apostoli e dei Settantadue Discepoli presso la Domus Galilaeae. I giovani vengono da sette diverse nazioni, tutte sono vocazioni nate in seno al Cammino Neocatecumenale, e completano la formazione teologica e umana ricevuta nel Seminario missionario con l’esperienza di fede che vanno maturando nelle comunità del Cammino, in alcune parrocchie della Galilea.
I seminaristi istituiti lettori sono Rubén Cabrera Rosique (Spagna), Igino Sistilli (Italia, Giulianova), Samuel Costanzo (Italia, Roma), Mauricio Alberto De La Cruz Natera (Colombia), Kacper Paweł Jurczyk (Polonia, famiglia in missione in Kazakistan). I seminaristi istituiti accoliti sono Juan José Fernández Orbe (Ecuador), Roman Savluk (Ucraina), Paolo Sepich (Italia, Roma); Samuel Tobar Maida (Salvador).
Lettori e accoliti rappresentano due ministeri essenziali nella vita della Chiesa: chiamati i primi a essere annunziatori della Parola di Dio, spiega il Rituale, investiti di un particolare ufficio a servizio della fede, che nella parola di Dio ha la sua radice e il suo fondamento. Agli accoliti invece è affidato il compito di aiutare i presbiteri e i diaconi nello svolgimento delle loro funzioni, nell’Eucarestia, vertice e fonte della vita della Chiesa.
“Dio può fare tutto, ma non lo fa senza di noi, ha bisogno del nostro consenso, che diamo nella nostra libertà”. L’Amministratore Apostolico ha iniziato la sua omelia con queste parole, evidenziando come la tappa di questi ministeri rappresenti un consenso libero, che si concretizzerà gradualmente nella vita. Nell’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria, il Signore ha atteso il suo sì. Lo stesso è accaduto con la vedova di Sarepta, protagonista della prima lettura della liturgia: attraverso la sua accoglienza, malgrado la sua povertà e la carestia, Dio è andato incontro al profeta Elia. “È così sempre”, ha notato mons. Pizzaballa, che si è rivolto ai seminaristi: “Siete in cammino, avete ancora molta strada davanti. Nessuno sa cosa il Signore farà di voi. Sappiamo però che Dio avrà bisogno del consenso che darete qui, davanti alla Chiesa, e che poi dovrà trasformarsi in vita reale, concreta. E quando sarete un po’ come quella vedova che non ha più niente – ha proseguito – proprio allora, se ci sarà la vostra libera partecipazione e il sì al Signore, Lui potrà intervenire; finche ci sarà ancora molto di voi, sarà più difficile”.
L’invito di Mons. Pizzaballa ai nuovi ministri è stato di crescere nella testimonianza: “Queste sono tappe piccole, ma significative. Nella sua sapienza la Chiesa fa sì che quelli che saranno elementi fondanti per un sacerdote, la Parola e l’Eucarestia, entrino gradualmente nella vita. Celebreremo domenica il Corpus Domini. La Parola che dovrete proclamare, sarà una realtà che dovrete vivere”.
Soffermandosi sul Vangelo di Matteo (“Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”), l’arcivescovo ha notato che uno dei problemi della crisi di fede, nell’attuale processo di secolarizzazione, è la divisione tra ciò che diciamo e ciò che siamo, tra l’annuncio e la vita vissuta.
Essere luce, significa essere coloro che permettono di vedere. Tutto parte dall’esperienza di Gesù Cristo: “Se abbiamo questa luce dentro e con essa vediamo, diventeremo luce. Se abbiamo in noi il sale che dà sapore alla nostra vita, saremo sale nella vita del mondo”, ha ribadito l’Amministratore apostolico. Di qui l’invito ai giovani, a chiedersi cosa significhi concretamente dare sapore alla realtà di questa generazione.
“La Parola di Dio ha bisogno di testimoni, di annunciatori: imparate a masticarla, a ruminarla. Voi nel Cammino avete questa familiarità, fate attenzione che non diventi mai un’abitudine”. Finché la Parola di Dio ti disturberà, e ci saranno brani che vuoi capire, significa che essa lavora in te; quando questo finirà, cominciamo a preoccuparci”. Essere più vicini al sacerdote nel servizio alla mensa, poi, non è un passaggio “burocratico”: “Eucarestia è anche sacrificio, è donare la vita. Sapere morire è il modo cristiano di amare. Con la semplice ordinazione sacerdotale non si impara a morire. Ogni giorno è una scuola a cui dobbiamo stare”, ha spiegato il pastore, che ha concluso con un augurio: “Questo passaggio apparentemente piccolo della vostra vita sia una tappa del vostro Cammino incontro al Signore”.
Sara Fornari