Cari fratelli e sorelle,
vi scriviamo per rendervi partecipi di ciò che il Signore sta compiendo tra noi e dare gloria a lui, che «ci precede in Galilea» e ci guida nella nostra missione. Davvero la Quaresima, che sta per cominciare, è un tempo straordinario: è quando noi, popolo di Dio, possiamo unirci più strettamente al Signore contemplando il mistero della sua passione e risurrezione e così aprirci ai nostri fratelli e sorelle, uscendo dal lockdown del nostro «io», in un esodo divino verso il «tu» di Dio e dell’altro.
È un cammino, quello che stiamo per iniziare, attraverso il deserto, un luogo solitario e silenzioso, in cui siamo messi alla prova per conoscere ciò che abbiamo nel cuore, la solidità della nostra fede e l’autenticità della nostra carità verso i fratelli che il Padre ci ha messo accanto. In questo cammino, in cui cerchiamo di aumentare il tempo dedicato alla preghiera, vi portiamo particolarmente nel cuore e raccomandiamo al Signore di custodirvi.
Sappiamo che viviamo momenti difficili a causa della pandemia di coronavirus che ancora condiziona, quando non stravolge, le vite di tanti fratelli e sorelle in tutto il mondo. Preghiamo per voi tutti perché questo tempo sia, seppur nella fatica e nella tribolazione, il deserto dove si manifesta il Signore, il luogo in cui la Parola ama incontrarci: «Ecco, io (…) la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore (…). Là mi risponderà, come nei giorni della sua giovinezza» (Os 2,16-17).
In questi giorni i seminaristi stanno sostenendo gli esami della sessione invernale, prima di iniziare i corsi del secondo semestre che li vedranno impegnati fino alla fine dell’anno scolastico. Siamo grati al Signore che ci ha concesso di poter garantire sempre le lezioni, anche se a distanza per alcuni corsi, senza mai essere costretti a interrompere gli studi. Sorprendentemente in questi giorni abbiamo perfino accolto due nuovi seminaristi: Antonio, arabo israeliano, e Simon, colombiano. È veramente un grande onore e un motivo di speranza per la Chiesa vedere lo «spettacolo» di questi giovani che, per un dono speciale della grazia, rischiano tutto e abbandonano la propria vita nelle mani di Dio, certi che la vera gioia sta nel rispondere alla sua chiamata. Egli che è fedele e sempre compie ciò che promette. Ecco una foto dei nostri seminaristi, scattata durante una Scrutatio della Parola, che abbiamo fatto nel nuovo terreno del Seminario, situato accanto alla proprietà del Santuario delle Beatitudini:
Abbiamo anche la gioia di annunciarvi che il prossimo 18 marzo, vigilia della Solennità di S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale e dei Seminari, festa del nostro Seminario, il Patriarca Latino di Gerusalemme Mons. Pierbattista Pizzaballa ordinerà un diacono formatosi da noi, proveniente da San Salvador, Samuel Francisco Tobar Maida, che sarà il primo diacono ordinato in Terra Santa dopo la pandemia. Chiedendo vostre preghiere per il suo futuro ministero, ha desiderato scrivere le seguenti righe, affinché lo conosciate meglio:
«Mi chiamo Samuel Francisco Tobar Maida, ho trentatré anni, sono salvadoregno. I miei genitori, prima di ritornare alla Chiesa, stavano per separarsi. A quel tempo, avevano già sette figli, dei quali due erano deceduti per problemi di parto. Grazie alle catechesi del Cammino Neocatecumenale, ritornarono alla Chiesa, si riaprirono alla vita ed ebbero altri cinque figli. Per grazia di Dio, io sono l’undicesimo.
Grazie a questa storia, sono nato e cresciuto in un ambiente cristiano, che mi ha preservato e protetto da molte difficoltà che hanno avuto i giovani della mia generazione. Già durante l’adolescenza, con i problemi e le sofferenze che caratterizzano questa età, ebbi un incontro profondo con Gesù Cristo, soprattutto mediante il perdono dei peccati che ho sperimentato nella predicazione e nei Sacramenti della Chiesa in una comunità neocatecumenale, che non si scandalizzava della mia realtà e non mi giudicava.
Studiando architettura all’Università, mi resi conto che il mio progetto di vita non aveva senso, era meschino, egoista. Avevo il sogno di sposarmi, avere molto denaro e vivere in una montagna dove nessuno potesse disturbare la mia vita. Questo produceva in me una grande insoddisfazione, che mi portava a chiedermi verso dove stessi conducendo la mia esistenza. A quel tempo, mia madre cominciò a stare molto male di salute. Per me fu un tempo difficile, di incertezze e paure, ma al tempo stesso sentii che la mia vita doveva prendere un’altra direzione.
Quando avevo cinque anni avevo già sentito – per la prima volta – la chiamata al sacerdozio, ma con il passare del tempo me ne dimenticai e pensai che quella vita non faceva per me, forse per la paura di vivere da solo. In una convivenza (un ritiro spirituale), trovandomi in questo grande bivio esistenziale che ho descritto, chiesi al Signore che, se egli davvero mi chiamava, mi chiamasse per nome e così potessi capire che chiamava proprio me e non un altro, e gli dissi che, se avesse risposto a questa mia richiesta, sarei stato disposto a lasciare tutto e a entrare in Seminario. Proprio quel giorno, a mia insaputa, la prima lettura della liturgia (seconda settimana del Tempo Ordinario, anno B) era la chiamata di Samuele (1Sam 3,3b-10.19).
Posso solamente dare grazie al Signore di questa chiamata e di tutti questi anni di Seminario, nei quali mi sono sentito sempre molto contento e ho vissuto momenti di crisi e di allegria.
Un momento particolarmente decisivo fu la morte di mia madre, mediante la quale il Signore mi concesse di sperimentare tanto la sua morte quanto la sua risurrezione. Egli mi ha donato di vivere un tempo nel Seminario di El Salvador e in seguito, per grazia di Dio, ho completato gli studi nel Seminario di Galilea, imparando l’ebraico e l’arabo. Oggi, dopo tutti questi anni di Seminario, posso dire che devo la mia vita alla Chiesa ed è a essa che desidero ridonarla. Grazie e pregate per me, affinché sia un servo e un servo fedele!»
Proprio il mercoledì delle ceneri, il Signore ha voluto donarci in Terra Santa il segno della neve, affinché possa essere di augurio per tutti noi all’inizio di questa Santa Quaresima: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve» (Is 1,18). Ecco una foto del Santo Sepolcro innevato, che ci ha fatto pensare a queste parole del Vangelo: «Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra, e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve» (Mt 28,3).
Il Signore che ha detto «ecco, io faccio una cosa nuova, aprirò nel deserto una strada» (Is 43,19), conceda a tutti voi una Quaresima santa e ricca di frutti di conversione. Vi accompagniamo con la nostra preghiera e chiediamo al Signore che esaudisca le suppliche che salgono dai vostri cuori e vi ricompensi per il bene che fate anche a noi.
Auguri di una Santa Quaresima e pregate per noi!
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